Io l’ho letto tutto d’un fiato perché appassionante, divertente, storico, fantastico, reale, insomma molto bello, al di là di qualsiasi considerazione stilistica.
Canale Mussolini è l’asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. I suoi argini sono scanditi da eucalipti immensi che assorbono l’acqua e prosciugano i campi, alle sue cascatelle i ragazzini fanno il bagno e aironi bianchissimi trovano rifugio.
Su questa terra nuova di zecca, bonificata e punteggiata di città appena fondate, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord.
Tra queste migliaia di coloni ci sono i Peruzzi. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle. Con lui scendono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore. E poi la nonna, dolce ma inflessibile nello stabilire le regole di casa cui i figli obbediscono senza fiatare. Il vanitoso Adelchi, più adatto a comandare che a lavorare, il cocco di mamma. Iseo e Temistocle, Treves e Turati, fratelli legati da un affetto profondo fatto di poche parole e gesti assoluti, promesse dette a voce strozzata sui campi di lavoro o nelle trincee sanguinanti della guerra. E una schiera di sorelle, a volte buone e compassionevoli, a volte perfide e velenose come serpenti.
E poi c’è lei, l’Armida, la moglie di Pericle, la più bella, andata in sposa al più valoroso. La più generosa, capace di amare senza riserve e senza paura anche il più tragico degli amori. E Paride, il nipote prediletto, buono e giusto, ma destinato, come l’eroe di cui porta il nome, a essere causa della sfortuna che colpirà i Peruzzi. Il sorriso mi ha accompagnato pagina per pagina e, contemporaneamente, mi ha raccontato qualcosa di interessante della nostra storia. Le battute in un dialetto veneto-lombardo rendono più frizzante lo svolgersi degli avvenimenti e la psicologia dei protagonisti è resa con simpatica leggerezza senza mai intaccare la scorrevolezza del romanzo. Buona lettura!
Alpidio
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