In data 25 novembre noi della Redazione del giornale
parrocchiale di Quaderni abbiamo incontrato don Gianluca Bacco per porgli
alcune domande e conoscerlo meglio. Ecco qui le sue risposte alle nostre
domande e curiosità.
Tommaso e Giacomo:
«Quando sei nato e che scuola hai frequentato?»
Don
Gianluca: «Sono nato l’11 dicembre 1969 e, prima degli studi teologici in Seminario, ho frequentato l’istituto
elettrotecnico dove poi mi sono diplomato nel 1988.»
T e G:
«Qual è il tuo principale hobby?»
D. G.: «Il
mio hobby preferito è camminare in montagna. In questo, nella parrocchia in cui
ero prima, mi era facile e comodo trovare un percorso per fare trekking.»
T e G:
«Descriviti in 5 parole.»
D. G.:
«Direi timido, condiscendente, di poche parole e che “se mi arrabbio mi
arrabbio”, ossia che sono tranquillo ma quando mi arrabbio lo faccio
sul serio.»
T e G:
«Quando sei stato ordinato sacerdote e come l’hanno presa amici e familiari?»
D. G.:
«Sono stato ordinato sacerdote il 3 giugno 2000. I miei genitori e mia sorella
sono rimasti inizialmente scioccati quando ho deciso di entrare in seminario.
Avevo 23 anni e già da qualche anno lavoravo in una ditta e settore dove mi
trovavo bene. Lo stesso è valso un po’ anche per i miei colleghi di lavoro: sono
rimasti veramente di stucco quando glielo ho detto. Per quanto riguarda i miei amici invece l’hanno presa bene sin da
subito, conoscendo di più la mia propensione alla preghiera.»
T e G:
«Che lavoro facevi?»
D. G.: «Lavoravo
in una ditta di impianti elettrici industriali e automazione.»
T e G:
«Come e quando hai deciso di diventare sacerdote?»
D. G.: «È
stata una scelta presa in maniera molto progressiva, già mi interrogavo
partecipando a degli incontri di preghiera per giovani negli ultimi anni delle
superiori, fino alla decisione di entrare in seminario a 23 anni,
dove questa scelta è maturata sempre di più.»
T e G: «Da
dove è nata la chiamata?»
D. G.:
«Come la scelta del mio percorso anche la chiamata è stata progressiva e sempre
più chiara; principalmente è nata da una ricerca all’interno
della preghiera, attraverso una domanda interna e personale e attraverso il
l’accompagnamento spirituale di sacerdoti che mi hanno aiutato nel
discernimento, senza quindi un evento particolare che ha sollecitato
l’interrogativo.»
T e G:
«Cosa ti aspetti dalla parrocchia come comunità?»
D. G.:
«Innanzitutto mi aspetto che si continui nella collaborazione, che sembra molto
buona, ma che comunque necessità di crescere diventando ancor
di più corresponsabilità da parte dei laici. Già in piccole mansioni, come ad
esempio l’apertura della chiesa, che dovrà essere cura di qualcuno del paese
nel farla. Questo lo chiede il fatto che ora il parroco è meno presente rispetto
prima, avendo in affidamento anche la parrocchia di Rosegaferro.»
T e G:
«Hai un progetto per una futura collaborazione con Rosegaferro?»
D. G.:
«Venendo da un’unità pastorale ho in mente qualche idea di percorso, ma la
scelta va fatta insieme e con entrambe le comunità; le idee ci sono ma le
iniziative concrete sono da prendere insieme. Pian piano affronterò questo
argomento con i rispettivi Consigli Pastorali.»
T e G:
«Come si comporterà in questo primo anno? Osserverai o agirai fin da subito?»
D. G.:
«Principalmente osserverò per capire e conoscere meglio: le attività sono già
tutte avviate e proseguiranno sostanzialmente come di tradizione. Questo però
non toglie il fatto che, se ci sarà da intervenire con qualche cambiamento “obbligato”, lo si farà, poiché non posso, ad
esempio, essere contemporaneamente in entrambe le parrocchie od ottemperare a
tutti gli impegni come prima erano svolti da due sacerdoti. Credo che questo lo
si capisca e sia ovvio.»
T e G:
«Noi avremmo finito le domande, vuole aggiungere qualcosa?»
D. G.:
«Innanzitutto volevo augurare a tutti di sentire i luoghi della parrocchia, la
chiesa con le altre strutture annesse, come propri (della comunità). La mia
presenza, non risiedendo in canonica, viene meno, ma questo non deve svilire la
parrocchia in se; addirittura potrebbe diventare occasione perché si cresca
come comunità. Volevo poi ricordare che ogni cambiamento porta novità ed ogni
novità ha lati positivi e negativi: anche se con la naturale fatica, sappiamo
accettare tutto ciò (parlo anche e per primo per me stesso), sapendo che la
provvidenza del Signore non viene meno, e di aiutarsi e aiutarci sempre e
comunque crescendo in corresponsabilità, affinché la parrocchia venga sentita sempre
di più come un luogo di ritrovo e di riferimento per la vita cristiana.»
Ringraziamo
immensamente don Gianluca e gli auguriamo di portare avanti il suo servizio con
umiltà e con impegno, come ha sempre fatto, e auguriamo alla comunità a vivere
in armonia aiutandosi a vicenda e aiutando don Gianluca in questo suo nuovo
impegno.
Tommaso
e Giacomo
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