Fin dall’inizio il Maestro crocifisso è apparso ai
discepoli come un fallimento, agli scrittori e agli artisti cristiani come una
vergogna, ai suoi testimoni di sempre come un’ingiustizia. La stessa chiesa
lungo i secoli ha posto in risalto le ferite, il sangue, le sofferenze del
Crocifisso, tanto da far dire al non credente: come posso credere a un Dio
appeso alla croce? Ma questo scandalo permette al cristiano di dire: Io gli
credo proprio perché è stato messo sulla croce!Il cristianesimo nasce dalla Pasqua, ma se al fatto
della crocifissione erano presenti dei testimoni, all’evento della risurrezione
nessun testimone era presente e quindi non può essere né descritto, né
dimostrato. Sia le parole e sia i gesti della vita di Gesù, in fondo, avevano
suscitato poca fede e la morte in
croce l’aveva poi spazzata via del tutto. È soltanto con la risurrezione di
Gesù che anche la fede risuscita: l’Uomo della croce è il Risorto e questo è il
Crocifisso. Nascono così nell’arte due immagini: il Cristo sofferente e il Cristo
trionfante. Due fili che s’intrecciano nel dritto e rovescio del grande
arazzo della croce.Spogliata dalle incrostazioni tradizionali che vi si
sono appiccicate lungo i secoli, la croce di Cristo costituisce l’evento in cui
è possibile andare oltre la generica credenza nella divinità e oltre la sua
semplice negazione. Nella croce si recuperano congiuntamente l’umanità e la
divinità di Cristo. Quando, infatti, si parla della croce di Gesù Cristo, si
attesta il valore della sua morte e quindi il cristiano non può accettare che
il segno del crocifisso diventi un semplice arredo:
è certamente simbolo della sua identità, ma della sua identità di peccatore! La
croce di Cristo è segno di salvezza, ma anche luogo di rivelazione capovolta:
la potenza del Figlio di Dio si manifesta nella vulnerabilità dell’uomo.Nudo sulla croce Gesù non si mostra con gesti di
potenza, ma nel miracolo dell’obbedienza e della nuda fede: anche nella
sofferenza più intensa riconosce la paternità di Dio invocandolo con fiduciosa
tenerezza “Abbà” (Padre). La Croce dice
chi è Dio e la risurrezione afferma la verità della scelta del donarsi. La
risurrezione è la garanzia che la via della Croce è giusta, è vera e svela il
disegno del Padre. La sfida della fede è di tenere insieme la croce e il
sorriso, la morte e la risurrezione del Signore come i due volti dell’unico
dono di sé. La croce è ciò che permette al cristiano di credere, ma ciò in cui
crede è la vittoria sulla croce! Così il poeta David M. Turoldo canta il
mistero della Pasqua:
«No, credere a Pasqua non è
giusta fede:
troppo bello sei a Pasqua!
Fede vera è al venerdì santo
quando Tu non c’eri lassù!
Quando non una eco
risponde
al suo alto grido
e a stento il Nulladà forma alla tua assenza».
Don Sergio Gaburro
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