“Ema,
mio amato.
Cosa
può dire un padre al proprio figlio che non lo è più. Ho provato a spaccarmi la
testa per capire dove ho sbagliato, perché è ovvio che in qualche cosa ho mancato
nei tuoi confronti. Allora sono andato a ripercorrere la nostra vita insieme
(…)
Quanto
ti ho amato, quanto ti amo e quanto ti amerò. Ti ho visto interessarti a tutto
quello che c’era intorno a te fin dai primi passi. (…) Come quando a tre anni
mi chiedesti, dopo che io ti spiegavo la grandezza e la perfezione del
Creatore: “Perché Gesù ha creato le zanzare?”. Mi avevi completamente
spiazzato: la domanda nella sua semplicità racchiudeva dentro di sé tutti i
quesiti che gli adulti si pongono riguardo a Dio e alla Sua onnipotenza: quanti
di noi di fronte a grandi problemi si sono chiesti, a volte, ma dov’era Dio?
Perché ha accettato che accadessero certe cose? Se è onnipotente e quindi può
tutto perché non ferma il male, non evita la morte di ragazzi giovani, non
interviene qualche volta a fermare situazioni assurde, perché non elimina le
zanzare che non hanno altra funzione che romperci le scatole? Perché, perché,
PERCHE’? (…)
Tu
sai che ti avrei perdonato qualsiasi stupidata e sono sicuro che ti saresti
presto ravveduto. Peccato che con quel tuo gesto estremo non mi hai dato
neanche una possibilità di aiutarti. Invece di arrabbiarmi per quello che hai
fatto ti amo ancora di più. Nella tua apparente sicurezza nascondevi una grande
fragilità. Era comunque giusto che negli ultimi tempi ti lasciassi un po’ più
libero. Mica potevo controllarti come un carabiniere. Nella vita, per crescere,
bisogna anche osare e sbagliare. Solo in questo modo si diventa adulti. (…)
Ai
tuoi amici ho detto una cosa: quando hanno un problema, anche il più grande,
non devono tenerlo dentro di loro, ma parlarne con i genitori. Un genitore dà
la vita per un figlio ed è in grado di perdonare qualsiasi “cazzata”.
Organizzeremo eventi in tuo nome, grazie al quale, uniti, riusciremo almeno in
parte a convogliare tutta l’energia che hai sprigionato in modo positivo e, se
Dio lo vorrà, almeno nel nostro piccolo potremo dire che grazie a te il bene
avrà trionfato sul male.
Ema
ti amerò sempre, gettando via te hai salvato me e salverai tanti giovani. Te lo
assicuro.”
Papà
Gianpietro (tratto da “Lasciami volare)
Giovedì 25 febbraio,
presso il centro sociale di Quaderni, abbiamo avuto il piacere e l’onore di
ascoltare la testimonianza che papà Gianpietro ha fatto, a cuore aperto, alle
tantissime persone (adulti e molti ragazzi) presenti in sala. Ci ha raccontato
la sua storia e come sia riuscito a trasformare il dolore più grande che un
genitore può provare in energia positiva, dedicando la sua vita ai giovani, a
creare nuove opportunità di ascolto e confronto. Nonostante i momenti in cui
gli occhi diventavano lucidi e l’emotività di ciascuno prendeva il sopravvento,
non è stata una serata cupa ed incentrata sulla droga o sulla morte ma sulla
bellezza della vita, sul suo valore, sull’importanza del dialogo tra genitori e
figli, sull’amore incondizionato che un genitore ha nei confronti del proprio
figlio, pur nell’imperfezione di entrambi. La sua capacità di parlare sia agli
adulti sia ai giovani in maniera così carismatica ha dato a ciascuno degli
spunti per riflettere sul difficile ma meraviglioso rapporto tra genitori e
figli, realizzando che questi due “mondi” e modalità di dialogo non sono poi
così lontani.
Elisa Franchini e Laura Ruzzenente
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