Che cosa sia stata la prima guerra
mondiale, più o memo lo sappiamo tutti se non altro per i nostri trascorsi
scolastici anche se spesso per come ci è insegnata l'abbiamo vista come una
cosa si terribile ma lontana da noi. Anche i numeri trasmessi dalla storia che
parlano di quasi 12 milioni di morti in tutta europa e di più di un milione
solamente in Italia fra militari e civili che ricordiamo una volta all'anno,
forse, durante le celebrazioni del 4 novembre.
Bene ha fatto dunque il circole del
lunedì ad organizzare nel corso delle celebrazioni dei 100 anni dall'inizio del
conflitto, una serata per ricordare i soldati morti nel conflitto di Quaderni.
Con questo spirito ho partecipato alla serata insieme con mio figlio, io
ricordo perfettamente i racconti di mio nonno classe 1899 che fu mandato in
trincea a 18 anni raggiungendo suo fratello classe 1893 che invece non
tornò. La retorica si potrebbe sprecare
parlando dell'amore per la patria per il
senso del dovere, ma credo che lo scopo della bellissima serata fosse un'altro
e cioè quello di ricordare si i nostri caduti ma specialmente quello di far
capire cosa significasse per le madri ed i padri sapere che i loro figli erano
sperduti in qualche trincea o su qualche fronte del conflitto. Guardo mio
figlio e penso a come sarà stata male mia bisnonna quando a distanza di 2 anni
sono partiti i suoi due figli e come lei come saranno state tutte le madri del
nostro paese e cosa si dicevano quando i incontravano per il paese e come
accoglievano le notizie anche tragiche che arrivavano dai fronti. A casa
abbiamo lettere e fotografie scritte durante quei tragici momenti che solo in
parte rendono capibile la tragicità di quel vissuto. Anche per Giacomo che ha 20 anni e per lui la guerra,
intesa come quella oramai antica dei nostri nonni, è rimasto pensieroso allo
scorrere dei nomi dei caduti gli chiedo che ne pensa e lui mi risponde che
sentendo le brevi presentazioni fatte con nome, cognome e professione si rende
conto che erano persone normali che svolgevano i loro lavori normali come
contadino, carrettiere, fabbro, che non erano soldati di professione, che con
il loro breve addestramento e con un
equipaggiamento appena sufficente sono stati mandati a difendere la loro
patria. Quindi ? Gli chiedo cosa si porta a casa dalla serata e lui mi risponde
che semplicemente non ha parole al pensiero che quei ragazzi suoi coetanei,
lasciavano tutto ciò che possedevano e facevano per partire verso terre mai
viste prima, in trincea a combattere per la propria patria, mentre loro oggi a
malapena capiscono cosa vuol dire sentirsi parte di una nazione e la bandiera
la sventolano quando l'Italia vince i mondiali di calcio.
Ma forse anzi sicuramente questo tipo di
iniziative servono proprio a questo, per non dimenticare i sacrifici fatti dai
nostri avi per permetterci di vivere in un mondo migliore .
Dopo queste brevi riflessioni non ci
resta che ringraziare ancora una volta il Gruppo del Lunedì per aver
organizzato la serata, Ugolino per la ricerca storica fatta con il contributo
delle famiglie quadernesi, il relatore Nazario Barone storico appassionato
delle cose villafranchesi e non solo che ha mantenuto alta l'attenzione per
tutta la serata, grazie ancora e alla prossima che mi dicono sia una serata
dove si parlerà del ruolo delle donne nella prima guerra mondiale.
Giacomo e Giandomenico Franchini
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