Il 7 gennaio 2015 un attentato
terroristico di matrice islamica alla sede parigina del settimanale satirico francese "Charlie
Hebdo" ha provocato la morte di dodici persone.
Il fatto ha destato profonda impressione
e indignazione in tutto il mondo occidentale e nello stesso mondo islamico, che
ha affermato di non riconoscersi in questa azione delittuosa. Moltissime sono
state le manifestazioni in cui i partecipanti esibivano un cartello con scritto
"JE SUIS CHARLIE HEBDO".
Perché una fazione terroristica che
ha affermato di rifarsi alla cultura religiosa islamica ha
voluto punire in maniera così crudele un giornale satirico, accusandolo di
blasfemia?
Nessuno di noi qui a Quaderni
prima dell'attentato, credo, abbia avuto modo di leggere il giornale satirico
francese, di apprezzarne o condannarne le vignette spesso pesantemente
offensive non solo verso l'Islam ma anche verso il Cristianesimo e verso l'Ebraismo.
E' obbligatorio, quindi, porsi delle domande in linea di principio.
Ecco la prima domanda: "E'
lecito uccidere in nome di Dio?"
E la seconda: "Si può
mettere in ridicolo tutto? La libertà di espressione ha dei limiti?
Per noi occidentali la risposta
alla prima domanda è quasi superflua. Oggi non si può farlo, anche se
sfogliando i libri di storia troviamo la testimonianza di guerre e di enormi
carneficine messe in atto dai cristiani al motto "Dio con noi".
La risposta alla seconda domanda
è più problematica e spero che altri quadernesi come me se la siano posta.
La libertà di esprimere delle
opinioni si deve , dunque, applicare a tutto o deve tener conto che viviamo in
una società con diversi credo, diverse sensibilità, diversi codici morali.
Abbiamo sentito alcuni capi religiosi
mussulmani e cristiani, tra cui Papa Francesco, che non suo linguaggio semplice
e colorito ha paragonato la messa in ridicolo delle proprie convinzioni
religiose a un'offesa pesante rivolta alla propria madre.
Allora che fare, cosa pensare? Riesumare
la censura è un'ipotesi assurda e
retrograda. Reintrodurre la punibilità ai sensi di legge del delitto di
blasfemia, dopo che esso ne è stato depennato già dal 1999, riducendola ad
illecito amministrativo, è impensabile
Io penso che in una società che
si va facendo anche nel nostro paese sempre più multietnica, multiculturale e
multireligiosa (250 stranieri) si debba puntare all'integrazione. Per far
questo è indispensabile avvicinarsi con amore al nostro prossimo, cercando di
conoscerlo più intimamente, di comprenderne usi e cultura, anche religiosa.
Solo così non sentiremo il nostro
prossimo come cosa altra. Solo così potremo usare atti e parole che non
offendano la sua sensibilità e, in ultima analisi, capire che la nostra libertà
ha dei limiti, che non sono limiti dettati da articoli di legge, ma persone in
carne e ossa.
Alpidio
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