ABBIAMO L’ONORE E IL PIACERE DI OSPITARE UN ARTICOLO
SCRITTO APPOSITAMENTE PER IL NOSTRO GIORNALE DA MONS. MARIO ZENARI NUNZIO
APOSTOLICO IN SIRIA
Damasco, agosto 2014
Ai gravi malanni che già affliggono la Siria si è
aggiunta ultimamente anche la disgrazia di essere poco a poco dimenticata e di
scomparire dai radars della Comunità Internazionale. Non erano ancora apparsi i
primi germi della cosiddetta “primavera araba”, con speranze di democrazia,
libertà e diritti umani, che la Siria ha cominciato a sperimentare le tristi
conseguenze di una dura repressione e di una inaudita violenza da entrambe le
parti in conflitto: 170 mila vittime, di cui circa 10 mila bambini, 7 milioni
di sfollati interni; 3 milioni di rifugiati nei Paesi vicini; in media ogni 60
secondi, stando ad un Istituto di ricerca che ha sede a Ginevra, una famiglia
siriana è costretta a lasciare la propria abitazione; inoltre, più di un
milione di case distrutte o semidistrutte; ugualmente una novantina di chiese e
diverse moschee; circa il 60% degli ospedali distrutti o inagibili e così pure diverse
scuole, fabbriche e infrastrutture varie; circa 11 milioni, su un totale di 23,
hanno bisogno di assistenza umanitaria; inoltre, più di 200 mila sono da
parecchi mesi assediati, senza possibilità di ricevere soccorsi o uscire
dall’accerchiamento. E che dire delle distruzioni provocate negli animi della
gente col sorgere di sentimenti di odio e vendetta ?
Fanno impressione le numerose
vittime innocenti, in particolare i bambini. Ne ho conosciuti diversi anche a
Damasco . Solo qualche esempio : nel mese di novembre 2013 alcuni mortai sono
caduti nei pressi di 2 scuole elementari cristiane proprio mentre i bambini
stavano per prendere l’autobus che li riportava a casa.
Una decina di loro non hanno mai più
riabbracciato i loro genitori, diversi altri sono finiti in ospedale. Il
Martedì Santo altri mortai sono caduti sul cortile di una scuola elementare
armeno-cattolica qualche minuto prima delle 8, ferendo, più o meno gravemente,
un centinaio di bambini. Il banco di Elia, 10 anni, è rimasto vuoto per sempre.
I suoi genitori l’avevano desiderato e atteso per 9 anni e il fratellino più
piccolo, 4 anni, continua a chiedere quando Elia tornerà a casa.
Visitai alcuni di loro all’ospedale
il Sabato Santo. Accanto al letto di Laurine, 9 anni, quinta elementare, stavano
i suoi genitori in atteggiamento di composto, anche se grave, dolore. Le
avevano dovuto amputare entrambe le gambe. Era piuttosto agitata. La Suora
infermiera mi disse che cominciava a rendersi conto della disgrazia che le era
capitata e chiedeva al Signore il perché di tutto questo. Il giorno seguente,
solennità di Pasqua, verso le 11 udii uno scoppio assordante come quello di un
fulmine. A qualche centinaio di metri da dove abito, cadde un mortaio su un
terrazzino di una casa uccidendo sul colpo un papà assieme ai due figli, uno di
4 e l’altro di 11 anni. I corpi erano irriconoscibili. Qualche settimana più
tardi, sempre a Damasco, Anton, 11 anni, e Michel 3, stavano sul poggiolo della
loro abitazione aspettando la mamma per andare ad una festa di famiglia. Un
razzo li colpì in pieno. C’è chi dice di aver visto una gran luce,
inspiegabile.
E ancora, come non ricordare il
bambino di Homs raggiunto da un proiettile mentre correva a casa tenendo
stretta in mano la spesa del pane ? E la bambina di Hauran colpita pure da una
pallottola mentre accompagnava al cimitero un sua amichetta ? E quanti sono
morti sotto le bombe ! Dieci mila “teneri fiori” spazzati via da una violenta e
cieca bufera.
E che dire di tanti, troppi bambini
malnutriti, che soffrono la fame ? Basta sentire l’anziana Suor Patrizia,
Francescana originaria di Avellino e responsabile di un Dispensario, ora spesso
sprovvisto di medicinali, a Knieh, al nord della Siria. In mancanza di latte,
ai bambini viene data da bere l’acqua delle patate bollite.
Si tratta di un’enorme sofferenza trasversale, che
colpisce indistintamente tutta la popolazione siriana, anche se in alcuni
villaggi i cristiani sono stati particolarmente provati, come a Maaloula, a
circa 50 km. a nord di Damasco, dove si parla ancora oggi l’aramaico, la lingua
di Gesù, o a Sadad e Kassab. Un giorno Suor Patrizia vide a Knieh una donna
piangere mentre stava guardando fuori dalla finestra : “Suora stanno tirando
giù la croce dalla chiesa, ma la Vergine Maria saprà proteggere i cristiani !”
Qualche mese dopo, il gruppo ultra-radicale Isis si spostò sul fronte orientale.
I combattenti meno estremisti che li sostituirono permisero che la croce fosse
rimessa e così pure il suono delle campane.
P. Frans van der Lugt, un anziano
Gesuita olandese, che spese tutta la sua vita in Siria, volle rimanere con la
povera gente assediata nel quartiere della città vecchia di Homs e condividere
i loro stenti e sofferenze. Poco prima di Pasqua un individuo gli sparò un paio
di colpi alla testa. Partecipai al suo funerale. Non era presente la salma,
perché nessuno, né vivo né morto, può entrare o uscire da un quartiere
assediato. Qualche tempo dopo, l’assedio, che era durato due anni, venne
finalmente tolto. La sua tomba è ora meta di pellegrinaggi sia di cristiani che
di mussulmani. La Siria è in gran parte desertica; ora in tutti i sensi.
Persone come queste sono stupendi “Fiori del deserto”.
Mons. Mario Zenari Nunzio Apostolico in Siria
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