Camminiamo insieme come comunità di Quaderni

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21 ottobre 2014

EDUCARE ALLA CUSTODIA DEL CREATO, PER LA SALUTE DEI NOSTRI PAESI E DELLE NOSTRE CITTÀ

Dalla conferenza episcopale italiana:  
9° GIORNATA PER LA CUSTODIA DEL CREATO 

IL DEGRADO DELLA CREAZIONE
I vescovi entrano nel dettaglio non solo indicando “alcune aree critiche dove il degrado è particolarmente evidente”, ma anche ricordando come “spesso il degrado esterno manifesta la corruzione interiore del cuore e dei valori fondativi della vita”. Tra le criticità vengono individuati innanzitutto l’inquinamento, “sempre più pervasivo”, perché non sempre le attività produttive sono condotte col dovuto rispetto, complice la sete di profi tto che spinge a violare l’armonia dell’ambiente facendo violenza sul territorio col risultato di un grave rischio per la salute delle persone.
In secondo luogo, le conseguenze degli eventi meteorologici estremi:è confortante per gli esperti che il messaggio accolga senza riserve la tesi dei fi sici dell’atmosfera, indicando come la cosa più grave sia “la carente consapevolezza da parte della comunità civile nazionale circa le vere cause che, a monte, determinano questi tristi eventi!”, che gli scienziati addebitano, per la stragrande maggioranza dei casi, alla responsabilità umana.
Occorre cambiare registro, perché la nostra risposta non può limitarsi ad una sterile emotività: “restiamo sì addolorati, ma poco rifl ettiamo e ancor meno siamo disposti a cambiare, per mettere in discussione il nostro stile di vita!”. Degno di una seria rifl essione quello che viene indicato come “terzo fattore di gravità”: “la mancanza di una vera cultura preventiva davanti ai tanti disastri sociali e meteorologici. È l’aspetto culturale del problema, di certo l’aspetto più preoccupante, perché completa il quadro globale della violazione del giardino di Dio”. Eppure papa Francesco ha scritto: “Siamo infatti tutti chiamati a prenderci cura della fragilità del popolo e del mondo in cui viviamo” (Evangelii gaudium 216).

UN NUOVO RUOLO CULTURALE
Di qui la necessità di risanare queste ferite. Riaffi ora tra le righe quella bella espressione del messaggio 2012: “Guarire è voce del verbo amare”. “La conoscenza ecologica è in consolante crescita”, nonostante talvolta si assista a “dolorose contrapposizioni tra ambiente e lavoro”, specialmente nelle aree industriali. Dobbiamo garantire per noi e i nostri fi gli un ambiente sostenibile, ma abbiamo una parola-chiave che il papa ci ha affi dato: “custodire”. Un impegno per tutti gli abitanti del pianeta, dal momento che “la vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, perché ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo".
In vista del convegno ecclesiale di Firenze 2015, i vescovi suggeriscono alcuni impegni. Un nuovo impulso culturale da declinare in termini di “educazione”. Se la terra ci appartiene, siamo tutti chiamati ad accrescere la nostra conoscenza ecologica, a partire dai più giovani da educare al senso di meraviglia e stupore, ma anche alla capacità critica per cogliere le ingiustizie nell’attuale modello di sviluppo. La denuncia davanti ai disastri ecologici: occorrono persone che si facciano “sentinelle del territorio”, che svelino alla comunità la gravità di certe situazioni: “Chi ha tristemente inquinato, deve consapevolmente pagare riparando il male compiuto”.
Dalla criminale speculazione sui rifi uti fi no alle tante piccole violazioni quotidiane: per un cristiano tutto è oggetto di una coraggiosa denuncia. Ma non possiamo fare da soli: la conclusione del messaggio è all’insegna di una speranza sociale. Occorre “fare rete lasciandoci coinvolgere in forme di collaborazione con la società civile e le istituzioni per maturare insieme una “rinnovata etica civile” ”. I giovani sono le sentinelle più vigili della nostra coscienza ecologica: “Con loro e con lo sguardo negli occhi dei nostri bambini possiamo ancora sperare a spazi di armonia e di vita buona”.


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