Camminiamo insieme come comunità di Quaderni

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12 gennaio 2015

VOLONTARIATO: PERCHE'?



Martedì 28 ottobre nella sala grande del patronato ho partecipato all'incontro dei gruppi di volontariato,  inteso soprattutto a proporre un momento di riflessione su attività che coinvolgono diverse realtà del nostro paese.
Dico del paese e non della parrocchia, come precisa don Riccardo, introducendo l'argomento, perché sono stati invitati non solo i gruppi che operano in ambito parrocchiale ma anche gli appartenenti a tutti i gruppi che in qualche forma sono impegnati a livello sociale.
La sala è piena. Relatore è  don Luigi Adami, carismatico personaggio, che don Riccardo ci presenta amabilmente come suo grande amico: un'amicizia che risale al 1948. Un prete che non solo ha predicato il vangelo ma lo ha vissuto in prima persona.
Durante il suo servizio come cappellano  dell'ospedale di Villafranca ha avuto modo di stare vicino  a poveri e ammalati e con l'allora sindaco dott. Arduini ha messo in piedi il "Gruppo del Volontariato" che continua la sua opera a distanza di 39 anni.
Ora parla don Luigi e la sua prima indicazione è chiara e fondante: occorre che chi si dedica al volontariato metta in agenda momenti formativi perché è importante pensare oltre  che fare. Il cardinale Ballestrero, carmelitano oltre che eccezionale figura di prelato, da presidente della C.E.I., non si stancava di ripetere ai vescovi che la Chiesa doveva ritornare a far la fatica di pensare. Purtroppo quella insistita sollecitazione è stata un po' dimenticata nei cinquant'anni postconciliari sotto la spinta di chi invece sosteneva: "Perché pensare? Qui bisogna fare!"
Se separiamo il pensare dal fare rischiamo che le nostre motivazioni si riducano ad autosoddisfazione. E' facile diventare dei volontari che strumentalizzano le persone  di cui si interessano e le usano come mezzo e non come fine.
Il volontariato deve essere retto, onesto, gratuito e perseverante. E' facile mollare quando non si vedono i risultati che ci aspettavamo o che sono inferiori a quelli che speravamo ci gratificassero.
La scorsa settimana sono stato con un gruppo di Villafranca a città del Lussemburgo             - continua don Luigi- invitato dalla comunità mussulmana e ad Aquisgrana per incontrare un gruppo di ortodossi russi. Questa attività ecumenica e di tolleranza interreligiosa regala a volte qualche soddisfazione ma spesso non se ne vedono i risultati.
Monsignor Sartori, presidente dei teologi italiani, mi ripeteva:"Se tu vuoi essere un volontario dell'ecumenismo non ti devi lasciar condizionare dai risultati, che non avrai. Altri semina, altri raccoglie!".
Solo nella gratuità più netta e disinteressata, che rifugge dalla legge del "do ut des" c'é il vero senso del volontariato, si trova la convinzione interiore, la perseveranza che ci induce a non mollare, a non giustificare il nostro abbandono, tacciando di testardaggine e cretineria chi non dà soddisfazione al nostro darci da fare.
Non cito il vangelo. Mi rivolgo a tutti, anche agli atei, perché ci può essere volontariato anche da parte degli atei.
 Fate attenzione a non agire con intenti di proselitismo perché sarebbe uno strumentalizzare coloro a cui ci rivolgiamo! Se tu sei mussulmano, rimani mussulmano, se tu sei ateo rimani ateo, se tu sei cattolico rimani cattolico con tutti i tuoi dubbi. Chi non ne ha? Io ne ho tanti!
Se qualcuno ci segue, deve essere solo perché sente il profumo della nostra testimonianza anche se silenziosa.
Attenzione anche a non far passare il nostro aiuto come un regalo (ti trovo un posto di lavoro, un letto d'ospedale ecc...) quando invece è solo un diritto!  Questo lo fanno i mafiosi.
Don Luigi nel corso del colloquio recita anche un stupenda poesia di David Maria Turoldo rivolta a un amico ateo e un illuminante documento sul volontariato del Concilio Vaticano II che, purtroppo, pochi conoscono. E' un peccato che lo spazio sia tiranno io non possa riportare su queste pagine tali  testimonianze.
Per concludere in bellezza, don Luigi ricorda che le prime feste del volontariato a Verona  furono organizzate a San Giuseppe Fuori Le Mura. Era la parrocchia, indovinate di chi?
                                                                                                                                                                                        Alpidio


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