Martedì 28
ottobre nella sala grande del patronato ho partecipato all'incontro dei gruppi
di volontariato, inteso soprattutto a
proporre un momento di riflessione su attività che coinvolgono diverse realtà
del nostro paese.
Dico del paese e
non della parrocchia, come precisa don Riccardo, introducendo l'argomento,
perché sono stati invitati non solo i gruppi che operano in ambito parrocchiale
ma anche gli appartenenti a tutti i gruppi che in qualche forma sono impegnati
a livello sociale.
La sala è piena.
Relatore è don Luigi Adami, carismatico
personaggio, che don Riccardo ci presenta amabilmente come suo grande amico:
un'amicizia che risale al 1948. Un prete che non solo ha predicato il vangelo
ma lo ha vissuto in prima persona.
Durante il suo
servizio come cappellano dell'ospedale
di Villafranca ha avuto modo di stare vicino
a poveri e ammalati e con l'allora sindaco dott. Arduini ha messo in
piedi il "Gruppo del Volontariato" che continua la sua opera a
distanza di 39 anni.
Ora parla don
Luigi e la sua prima indicazione è chiara e fondante: occorre che chi si dedica
al volontariato metta in agenda momenti formativi perché è importante pensare oltre che fare. Il cardinale Ballestrero,
carmelitano oltre che eccezionale figura di prelato, da presidente della
C.E.I., non si stancava di ripetere ai vescovi che la Chiesa doveva ritornare a
far la fatica di pensare. Purtroppo
quella insistita sollecitazione è stata un po' dimenticata nei cinquant'anni
postconciliari sotto la spinta di chi invece sosteneva: "Perché pensare? Qui
bisogna fare!"
Se separiamo il
pensare dal fare rischiamo che le nostre motivazioni si riducano ad
autosoddisfazione. E' facile diventare dei volontari che strumentalizzano le
persone di cui si interessano e le usano
come mezzo e non come fine.
Il volontariato
deve essere retto, onesto, gratuito e perseverante. E' facile mollare quando
non si vedono i risultati che ci aspettavamo o che sono inferiori a quelli che
speravamo ci gratificassero.
La scorsa
settimana sono stato con un gruppo di Villafranca a città del Lussemburgo - continua don Luigi- invitato
dalla comunità mussulmana e ad Aquisgrana per incontrare un gruppo di ortodossi
russi. Questa attività ecumenica e di tolleranza interreligiosa regala a volte qualche
soddisfazione ma spesso non se ne vedono i risultati.
Monsignor
Sartori, presidente dei teologi italiani, mi ripeteva:"Se tu vuoi essere
un volontario dell'ecumenismo non ti devi lasciar condizionare dai risultati,
che non avrai. Altri semina, altri raccoglie!".
Solo nella
gratuità più netta e disinteressata, che rifugge dalla legge del "do ut des" c'é il vero senso del
volontariato, si trova la convinzione interiore, la perseveranza che ci induce
a non mollare, a non giustificare il nostro abbandono, tacciando di
testardaggine e cretineria chi non dà soddisfazione al nostro darci da fare.
Non cito il
vangelo. Mi rivolgo a tutti, anche agli atei, perché ci può essere volontariato
anche da parte degli atei.
Fate attenzione a non agire con intenti di
proselitismo perché sarebbe uno strumentalizzare coloro a cui ci rivolgiamo! Se
tu sei mussulmano, rimani mussulmano, se tu sei ateo rimani ateo, se tu sei
cattolico rimani cattolico con tutti i tuoi dubbi. Chi non ne ha? Io ne ho
tanti!
Se qualcuno ci
segue, deve essere solo perché sente il profumo della nostra testimonianza
anche se silenziosa.
Attenzione anche
a non far passare il nostro aiuto come un regalo (ti trovo un posto di lavoro,
un letto d'ospedale ecc...) quando invece è solo un diritto! Questo lo fanno i mafiosi.
Don Luigi nel
corso del colloquio recita anche un stupenda poesia di David Maria Turoldo rivolta
a un amico ateo e un illuminante documento sul volontariato del Concilio
Vaticano II che, purtroppo, pochi conoscono. E' un peccato che lo spazio sia
tiranno io non possa riportare su queste pagine tali testimonianze.
Per concludere in
bellezza, don Luigi ricorda che le prime feste del volontariato a Verona furono organizzate a San Giuseppe Fuori Le
Mura. Era la parrocchia, indovinate di chi?
Alpidio