Arrivederci
Quaderni!
Aspettavo che non arrivasse mai
il giorno del saluto. Forse la tristezza di lasciare Quaderni si è mitigata con
la festa delle Contrade, soprattutto per l’impegno di non annacquare una
giornata così con qualche groppo nella gola.
In ogni missione ho ricevuto 100
volte di più di quanto ho potuto dare. Pure a Quaderni è accaduto così.
Cominciando dal luogo: aspettavo da tempo di trovare un posto dove si vive al
ritmo della Creazione e dove il senso delle Feste Cristiane viene dato dal
calendario, facendo partecipe la Natura, primo luogo della Rivelazione Divina,
nel mistero della Redenzione. Così, il mio primo Natale in mezzo a voi, fu
capire perché Cristo è il Sole di Giustizia che nasce dall’alto. Quelle
giornate buie e nebbiose cullavano al sole che cominciava la sua corsa
ascendente, paragonandolo dalla Tradizione Cristiana alla nascita del Messia.
Fu poi vivere
la Pasqua in mezzo ai prati risvegliati dall’inverno e soprattutto con i peschi
in fiore. Loro cantano meglio di nessuna voce la Vittoria di Cristo sul peccato
e sulla morte. Attraverso il dono della Fede cercavo di dare voce alle creature
e vedevo che in quella sinfonia si associava tutto il creato che mi veniva
incontro nei dintorni.
Alle persone che formano la
comunità devo ringraziare la accoglienza e la testimonianza di Chiesa. Ho
capito cosa rappresenta la Chiesa in un paese cristiano, qual’è la sua missione
e cosa significa. Perciò, dire che è la
Casa Paterna non è un eufemismo: ogni domenica ci si ritrova in famiglia per
condividere il Pane della Parola e il Pane Vivo disceso dal Cielo. In ogni
occasione, bella o triste, le campane, vere “voci di Dio”, chiamano ai figli a
condividere sia la festa che il lutto. Fu in una occasione particolarmente
difficile per Quaderni quando comincio a pensare che Dio mi chiamava per
restare in mezzo a voi. Si rumoreggiava già la possibilità di dover fare a meno
di un sacerdote che seguisse la comunità. Vedendo la gente accudire in Chiesa,
avevo capito che era è per tutti un punto di riferimento essenziale. Il “colpo
di grazia” è venuto da Papa Francesco quando, nella sua prima Pasqua come
successore di Pietro disse “che tristezza vedere il giorno di Pasqua chiese
chiuse”. Da allora le strade si appianarono e così ho trascorso non solo Natale
e Pasqua ma tutto un anno in cui ho confermato quello che avevo intuito fin
dall’inizio.
Non posso lasciare di
testimoniare la mia gratitudine per don Riccardo e Mariella. Il suo esempio
sacerdotale, la sua dedizione totale alla comunità mi edifica e stimola a
seguire il mio impegno e mi fa vedere in maniera concreta cosa è un discepolo
di Cristo. La presenza di Mariella accompagnando la vita della parrocchia,
aggiungendo quello che solo con un cuore materno si può aggiungere perché le
cose vadano nel miglior modo mi spingeva sempre a tornare e a non voler andare
via. Che bei momenti vissuti dopo le funzioni, quando sapendo che si aveva
fatto da parte di tutti (coro, ministranti ecc…) il meglio per la Gloria di Dio
si festeggiava come a casa! Che bell’aria di famiglia!
Ecco la Chiesa, presenza di Dio
in mezzo al suo popolo. Capisco, e con il dolore di lasciarvi cosa ci chiede
Gesù quando ci invita a pregare che il Padre mandi operari alla sua messe
perché è vasta…
Arrivederci Quaderni! Pregate
per me, pregherò SEMPRE per voi!
Don
Pablo Zambruno