Camminiamo insieme come comunità di Quaderni

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9 maggio 2015

“WORSHIP” - ADORAZIONE CANTATA: UNA NUOVA MODALITÀ DI PREGHIERA

Venerdì 1° maggio abbiamo organizzato nella nostra Chiesa un’adorazione cantata o worship, in cui si usano la musica ed il canto per creare un momento di lode ed invocazione, nata nel mondo protestante ma da alcuni anni si è diffusa anche nelle nostre comunità.
Alcuni nostri giovani partecipando alle varie proposte diocesane ne avevano fatto esperienza ed entusiasti ci hanno chiesto di proporla anche nella nostra parrocchia.
L’accompagnamento musicale è stato organizzato con un gruppo di ragazzi di Belfiore e dintorni che da anni animano questo tipo di preghiera.
Mi ha molto colpito la serietà e l’entusiasmo che questi ragazzi, dai 20 ai 14 anni, hanno messo nell’organizzare tutto, arrivando prestissimo nel pomeriggio, scaricando luci e strumenti, provando i canti, consapevoli e convinti di creare qualcosa di bello per stare insieme a Dio e tra noi.
La grande disponibilità di don Riccardo nel concedere un po’ di “rivoluzione” in chiesa, di Andrea e Federico nel trovare e montare pannello e proiettore, dei catechisti ed animatori nel preparare avvisi e lumicini hanno permesso che anche a Quaderni potessimo vivere questa esperienza.
La sera, man mano che arrivavano le persone, ricevevano un lumicino spento su cui scrivere il proprio nome e poi prendevano posto, nella chiesa buia, con illuminato solo l’altare, per mettere al centro anche visivo del nostro incontraci Gesù, presente nell’Eucaristia esposta.
Iniziano i canti e anche se non li conosco si seguono facilmente, scorrendo il testo proiettato dietro l’altare, anche perché hanno ritornelli che si ripetono spesso per sottolineare ogni volta un sentimento, un’emozione diversa.
Don Emanuele in un breve intervento ci ricorda la nostra missione di essere cristiani, come abbiamo ricevuto gratuitamente il dono della vita, segno del lumino, così abbiamo ricevuto nel Battesimo la fiamma che ci rende capaci di una vita piena.
Chi vuole, liberamente, dopo aver acceso il proprio lumino può portarlo davanti all’Eucaristia come impegno del nostro seguire, affidarci a Dio.
In silenzio, pochi alla volta, mentre continuano i canti, le persone compiono questo gesto e senti che è un gesto significativo, importante per te, condiviso con gli altri.
Questo tipo di adorazione mi è piaciuta e anche se per tanti di noi è stata un’esperienza nuova, ci ha molto coinvolto, per le luci soffuse, i canti profondi, il segno, i giovani che hanno animato dando una forte testimonianza di fede.
Molte persone hanno condiviso una serata insieme, unendo le voci e i cuori, mettendosi in gioco, persone di tutte le età, anche venute da altre parrocchie, uniti nella preghiera.
Visto l’entusiasmo suscitato cercheremo di riproporla …  vi aspettiamo alla prossima!


Carla 


2 maggio 2015

RISERVATO A CHI HA UNA TREMENDA VOGLIA DI VIVERE

Lunedì 13 aprile al Centro Sociale di Quaderni si è svolto l’incontro dal titolo “Riservato a chi ha una tremenda voglia di vivere: riflessioni ed esperienze sui ragazzi. Nuovi disagi, pericoli e attenzioni” in cui Giovanni Mazzi, nipote del più famoso Don Antonio Mazzi ma soprattutto educatore delle comunità Exodus, ha presentato ai numerosissimi presenti  un excursus storico su come è cambiato in 25 anni il mondo del disagio giovanile.
25 anni fa, nelle comunità di recupero si trovavano soprattutto persone che facevano uso di droghe per uscire dal loro mondo di emarginazione. I tossici di allora erano, per la gran parte, persone con un contesto familiare estremamente problematico che ricorrevano alle droghe per uscirne, in un modo o nell’altro. Ed erano soprattutto maschi.Oggi, dove l’età in cui si manifestano i primi segni di disagio si è notevolmente abbassata e le femmine hanno quasi raggiunto  questa  triste parità di genere,  gli educatori si trovano a dover lavorare con l’adolescente vicino di casa, che proviene da famiglie “normali” e spesso è anche  molto bravo a scuola: situazione che ci rende tutti ancora più vulnerabili e in pericolo e quindi necessita maggiormente di prestare attenzione ai nostri ragazzi.Quindi, dobbiamo arrivare prima, ascoltare i ragazzi, accettarli ma soprattutto accettare noi stessi. Non siamo perfetti noi come genitori né tantomeno i nostri figli ma non dobbiamo dimenticare che spesso non sono come li avremmo voluti.A conclusione della serata, è stato letto un decalogo (tratto da L’abecedario dello sportivo  - Ed. Exodus) che Don Antonio Mazzi ha scritto per i ragazzi nel quali li invita a cercare amici veri, impegnati e limpidi, ad evitare le trappole nascoste nei telefonini e pc, a confidarsi con i papà, a praticare uno sport, suonare uno strumento  o fare  volontariato, dare significato al divertimento, evitando sballi e trasgressioni idiote e ad essere felici di essere una minoranza perchè in fondo sono sempre state le minoranze a cambiare il mondo.La concretezza, l’umanità dell’intervento, la passione per il suo lavoro e il messaggio positivo che nonostante tutto Giovanni Mazzi cerca di trasmettere hanno conquistato l’attenzione e l’interesse dei presenti su un tema così difficile ma così vicino ad ognuno di noi.Oltre che trattare questi importanti temi, la serata ha rappresentato anche l’occasione per capire come la collaborazione trasversale tra diverse realtà associative (parrocchiale, sociale e sportiva)  risulti fondamentale per consolidare la comunità creando basi solide per poter “vincere” sul disagio. 


Elisa