Quella del
Presepe è una antica tradizione cara a tutti, che si concretizza con la
rappresentazione
del mistero
della Natività attraverso scene e immagini religiose eseguite
artigianalmente,
in modi differenti e in maniera del tutto personale, nel rispetto della
tradizione
religiosa. È un’arte che si trasmette insieme ai valori e ai ricordi capaci di
rendere questo
momento speciale ed indimenticabile. Attraverso questa manifestazione
si vuole
mantenere sempre vivo e attuale il piacere di questa antica tradizione, per
riacquistare
il gusto e il
senso vero della festività con spirito creativo, ed è per questi motivi
che, anche quest’anno,
il Circolo NOI Arcobaleno ha organizzato il
concorso del
Presepe.
Da dove arriva l’antica
tradizione del presepe?
Sono gli
evangelisti Luca e Matteo i primi a descrivere la Natività, nei
loro brani c’è
già tutta la sacra rappresentazione che a partire dal
medioevo
prenderà il nome latino di “praesepium” ovvero recinto
chiuso,
mangiatoia. Si narra infatti della umile nascita di Gesù, come
riporta Luca, “in
una mangiatoia perché non c’era per essi posto
nell’albergo”;
dell’annunzio dato ai pastori; dei magi venuti da oriente
seguendo la
stella per adorare il Bambino che i prodigi del cielo
annunciano già
re.
Il presepe che
tutti conosciamo ha origine, secondo la tradizione,
dalla volontà di
San Francesco d’Assisi di far rivivere, in uno scenario naturale, la nascita di
Gesù Bambino. L’idea
era venuta al
Santo d’Assisi nel Natale del 1222, quando a Betlemme ebbe modo di assistere
alle funzioni per la
nascita di Gesù.
Francesco rimase talmente colpito che, tornato in Italia, chiese al Papa Onorio
III di poter ripetere
le celebrazioni
per il Natale successivo. A quei tempi le rappresentazioni sacre non potevano
tenersi in chiesa ma il
Papa gli permise
di celebrare una messa all’aperto. Fu così che, la notte della Vigilia di
Natale del 1223, a Greccio,
in Umbria, San
Francesco allestì il primo presepe vivente della storia, con personaggi reali,
pastori, contadini,
frati, nobili e
animali.
Tale episodio fu
poi magistralmente dipinto da Giotto nell’affresco
della Basilica
Superiore di Assisi. Primo esempio di presepe
inanimato, a noi
pervenuto, è invece quello che Arnolfo di Cambio
ha scolpito nel
legno nel 1280 e del quale oggi si conservano
le statue
lignee, residue, nella cripta della Cappella Sistina di
S. Maria
Maggiore in Roma.
Da quel momento
in poi, fi no al 1400, gli artisti modellarono
statue di legno
o terracotta. Quest’attività artistica si sviluppò
prevalentemente
in Toscana, ma il presepio impiegò poco tempo
a diffondersi
nel regno di Napoli e da lì in tutti gli Stati italiani.
Nel ‘600 e nel ‘700
gli artisti napoletani diedero alla scena
della Natività
una nuova connotazione, inserendola in scorci
familiari e di
vita quotidiana, introducendo personaggi colti nelle
loro attività di
tutti i giorni. Questa tradizione è ancora molto viva, come dimostrano le popolari
bancarelle di
personaggi del
presepe lungo la via San Gregorio Armeno, a Napoli.
Nel 1800 si ha
la diffusione del presepio a livello popolare. Sempre in questo secolo, in
Puglia si comincia ad
utilizzare la
cartapesta policroma per le statuine. Nelle famiglie nobili di Roma, comincia
una vera e propria gara
per la
costruzione del presepe più imponente. Famosi quello della famiglia Forti sulla
sommità della Torre degli
Anguillara, e
quello della famiglia Buttarelli in via De’ Genovesi, che riproduceva il
presepe di San Francesco.
Vediamo il Signifi cato dei simboli del
presepe:
Il Bue e l’Asinello
sono i simboli del popolo ebreo e dei pagani.
I Magi possono
essere considerati come la rappresentazione delle tre età dell’uomo: gioventù,
maturità e vecchiaia.
Oppure come le
tre razze in cui, secondo il racconto biblico, si divide l’umanità: la semita,
la giapetica e la camita.
Gli angeli sono
esempi di creature superiori.
I pastori
rappresentano l’umanità da redimere e l’atteggiamento adorante di Maria e Giuseppe
serve a sottolineare
la regalità del
Nascituro.
I doni dei re
Magi hanno il duplice riferimento alla natura umana di Gesù e alla sua
regalità: la mirra per il suo
essere uomo, l’incenso
per la sua divinità, l’oro perché dono riservato ai re.
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